- Cause dell’alopecia androgenetica
- Sintomi dell’alopecia androgenetica
- Alopecia androgenetica ed età
- Cura dell’alopecia androgenetica
- Integratori e alopecia androgenetica
- Differenza tra alopecia androgenetica e alopecia areata
L’alopecia androgenetica è la forma più comune di caduta dei capelli, sia negli uomini che nelle donne. È una condizione genetico-ormonale in cui i follicoli piliferi diventano progressivamente più piccoli (miniaturizzazione), producendo capelli sempre più sottili e corti, fino a cessare del tutto la produzione di nuovi capelli.
In questo articolo scopriremo le sue cause, come riconoscerla e i trattamenti disponibili.
Cause dell’alopecia androgenetica
L’alopecia androgenetica è un problema complesso in cui genetica e ormoni giocano un ruolo determinante.
Alla base vi è una predisposizione ereditaria: la tendenza a svilupparla può essere ereditata da entrambi i genitori, e non è legata solo al sesso, anche se è più comune negli uomini. Questa predisposizione genetica rende i follicoli piliferi sensibili all’azione del diidrotestosterone (DHT), un derivato del testosterone prodotto dall’enzima 5-alfa reduttasi. Questo ormone, legandosi ai recettori del bulbo pilifero, provoca una progressiva miniaturizzazione del capello, che diventa sempre più sottile fino a trasformarsi in un sottile vello o scomparire del tutto.
Nelle donne la situazione può essere aggravata da squilibri ormonali, come quelli tipici della sindrome dell’ovaio policistico o della menopausa, quando il calo degli estrogeni riduce la protezione naturale del follicolo.
Anche fattori secondari come stress, carenze nutrizionali, diete drastiche o infiammazione del cuoio capelluto possono contribuire ad accelerare il processo di caduta.
Sintomi dell’alopecia androgenetica
Per capire se si soffre di alopecia androgenetica ci sono alcuni sintomi da tenere d’occhio. Solitamente questi si sviluppano in modo lento e graduale, e spesso vengono notati solo quando il diradamento è già evidente.
Negli uomini la perdita dei capelli inizia di solito con l’arretramento delle stempiature e il diradamento nella zona superiore della testa (vertex), fino a formare la classica “corona” di capelli ai lati e sulla nuca.
Nelle donne, invece, la caduta si manifesta in maniera più diffusa, con un assottigliamento dei capelli sulla parte centrale del capo e una riga che appare più larga, mentre la fronte tende a rimanere intatta.
In entrambi i casi, i capelli diventano più fini, fragili e privi di volume, e il cuoio capelluto può risultare più visibile. Si tratta di un processo lento ma continuo, che raramente porta alla calvizie totale, ma che può incidere sull’aspetto e sull’autostima.
In presenza di questi segnali è consigliabile rivolgersi a un dermatologo o un tricologo. Lo specialista potrà valutare la salute dei capelli e del cuoio capelluto con strumenti specifici come il dermatoscopio, che analizza la differenza di diametro dei capelli.
Riconoscere prima possibile l’alopecia androgenetica è importante per intervenire tempestivamente con trattamenti mirati, che aiutano a rallentare la caduta e preservare la salute dei follicoli.
Alopecia androgenetica ed età
L’alopecia androgenetica è un processo che si sviluppa lentamente nel tempo e la sua evoluzione è strettamente legata all’età.
Negli uomini può comparire già dopo i 20 anni, raggiungendo il picco di progressione tra i 20 e i 30 anni. Successivamente, tende a stabilizzarsi, rallentandosi o fermandosi tra i 40 e i 50 anni. Tuttavia, in alcuni individui il processo può continuare anche oltre e non arrestarsi mai del tutto.
Nelle donne, invece, l’alopecia androgenetica si manifesta più tardi, di solito dopo i 30-35 anni, e diventa più evidente dopo la menopausa, quando la riduzione degli estrogeni favorisce l’azione degli ormoni androgeni. In molti casi la perdita si stabilizza dopo i 60 anni, con un diradamento diffuso ma costante nel tempo.
In generale, quanto prima inizia la caduta, tanto più rapida e marcata tende a essere: per questo motivo è fondamentale intervenire tempestivamente, quando i follicoli sono ancora attivi e i trattamenti possono offrire risultati migliori.
Cura dell’alopecia androgenetica
L’unico farmaco topico riconosciuto dall’EMA (Agenzia Europea per i Medicinali) per il trattamento dell’alopecia androgenetica negli uomini e nelle donne è il minoxidil. Si tratta di un farmaco disponibile in farmacia in forma di lozione o schiuma e acquistabile senza ricetta medica, anche se è sempre consigliabile consultare un professionista sanitario prima di iniziare il trattamento.
Quando applicato quotidianamente, il minoxidil dilata i vasi sanguigni e aumenta l’afflusso di ossigeno e nutrienti ai follicoli piliferi. Questo stimola le cellule del bulbo, prolungando la fase anagen (di crescita del capello) e accorciando la fase telogen (di riposo e caduta). In pratica, i follicoli dormienti vengono “risvegliati” e iniziano a produrre capelli più spessi e forti.
Purtroppo però, il minoxidil non è una cura definitiva, perché non elimina la causa di fondo, cioè la predisposizione genetica e l’influenza degli ormoni androgeni (DHT). Infatti, la sua sospensione porta gradualmente alla ripresa della perdita dei capelli, poiché i follicoli tornano al loro stato iniziale. In pratica, si tratta più di una terapia di mantenimento a lungo termine che di una cura.
Un’alternativa al minoxidil è la finasteride, che però è un farmaco che richiede prescrizione medica ed è riconosciuto solo per l’uso orale sugli uomini. La sua azione avviene a livello ormonale, inibendo la conversione del testosterone in diidrotestosterone (DHT). Anche questo trattamento è efficace solo finché il farmaco viene assunto: se viene sospeso, i livelli di DHT tornano a salire e la perdita dei capelli tende a riprendere entro pochi mesi.
In conclusione, ad oggi non esiste una cura definitiva per l’alopecia androgenetica. Farmaci come il minoxidil e la finasteride aiutano a tenerla sotto controllo nel lungo periodo, permettendo di stabilizzare la caduta e mantenere una buona qualità dei capelli nel tempo. Tuttavia, nuovi farmaci sono in fase di sperimentazione e in futuro potrebbero arrivare delle novità interessanti.
Integratori e alopecia androgenetica
Gli integratori per capelli non sono tra i trattamenti riconosciuti per l’alopecia androgenetica e non sostituiscono i trattamenti farmacologici. Tuttavia, sotto consiglio del medico, possono essere assunti come supporto per rinforzare i capelli e migliorare la salute del cuoio capelluto. Dunque, possono essere d’aiuto in caso di carenze nutrizionali o stress ossidativo che possono accompagnare l’alopecia androgenetica e indebolire ulteriormente i follicoli.
Tra i principi attivi che possono essere utili in tale ambito troviamo:
- Biotina (vitamina B7): essenziale per la sintesi della cheratina, la proteina strutturale del capello. Aiuta a mantenere i fusti forti e a ridurre la rottura.
- Zinco, ferro e rame: minerali fondamentali per il metabolismo cellulare e la crescita del capello.
- Serenoa repens (Saw Palmetto): fitocomplesso di origine naturale con azione antiandrogena che inibisce parzialmente l’enzima 5-alfa reduttasi.
- Aminoacidi solforati (cistina e metionina): costituenti fondamentali della cheratina che favoriscono la crescita di capelli più spessi, resistenti e lucidi.
- Vitamina D, vitamina E e antiossidanti: la vitamina D stimola i follicoli dormienti, mentre la vitamina E e sostanze come selenio, coenzima Q10 e polifenoli aiutano a contrastare lo stress ossidativo, uno dei fattori che accelerano la miniaturizzazione.
Prima di scegliere un integratore, è sempre consigliabile chiedere consiglio al farmacista o al dermatologo, per individuare la formulazione più adatta alle proprie esigenze.
Differenza tra alopecia androgenetica e alopecia areata
L’alopecia androgenetica e l’alopecia areata sono due forme di caduta dei capelli molto diverse tra loro, sia per cause che per manifestazioni cliniche.
L’alopecia androgenetica è una condizione cronica e progressiva legata alla predisposizione genetica e all’azione degli ormoni androgeni, che provoca una miniaturizzazione graduale dei follicoli e un diradamento diffuso nel tempo. Colpisce soprattutto la parte superiore del capo, con pattern tipici diversi tra uomini e donne, e non comporta infiammazione visibile o alterazioni del cuoio capelluto.
L’alopecia areata, invece, è una patologia di origine autoimmune: il sistema immunitario attacca i follicoli piliferi come se fossero corpi estranei, causando una caduta improvvisa e localizzata dei capelli. Si manifesta con chiazze tondeggianti senza capelli, ben delimitate e lisce, che possono comparire su diverse aree del cuoio capelluto o del corpo (come barba, sopracciglia o ciglia). In alcuni casi può evolvere in forme più estese, come l’alopecia totale o universale.

In sintesi, l’alopecia androgenetica è una condizione ormonale e genetica, lenta e progressiva, mentre l’alopecia areata è una malattia autoimmune e spesso reversibile, che può presentarsi anche in soggetti giovani o in assenza di familiarità. Riconoscere la differenza è fondamentale per impostare il trattamento corretto, poiché le due forme richiedono approcci completamente diversi.