Nell’ultimo periodo in Italia si è visto un aumento delle infezioni causate dal virus West Nile, che purtroppo ha provocato diversi decessi. Il numero di casi è monitorato costantemente ed è comunicato tramite il bollettino periodico dell’Istituto Superiore di Sanità. Secondo il bollettino del 31 luglio 2025, sono confermati 89 casi di infezione nell’uomo in Italia dall’inizio dell’anno. 57 nuovi casi si sono registrati nel solo periodo 24-30 luglio 2025.
Il virus, appartenente alla famiglia Flaviviridae, viene trasmesso perlopiù tramite zanzare comuni del genere Culex. Dopo essere stato iniettato durante la puntura, il virus entra nel sangue e viene catturato dalle cellule del sistema immunitario. Se il sistema immunitario è efficiente riesce a bloccarlo, altrimenti il patogeno può replicarsi e diffondersi. In rari casi il virus può attraversare la barriera emato-encefalica arrivando a infettare neuroni, meningi e midollo spinale.
Sintomi e incubazione dell’infezione West Nile
Secondo quanto riportato dall’Istituto Superiore di Sanità, il periodo di incubazione del virus West Nile dura da 2 a 14 giorni dopo la puntura della zanzara.
La maggior parte delle persone non presenta alcun sintomo e non si accorge nemmeno dell’infezione. Fra i casi sintomatici, circa il 20% presenta sintomi leggeri simili a una normale influenza, come mal di testa, febbre, nausea, vomito, sfoghi cutanei e linfonodi ingrossati. Solitamente questi sintomi durano pochi giorni e in rari casi qualche settimana.
In rari casi, i sintomi più gravi includono febbre alta, mal di testa forte, disorientamento , debolezza muscolare, torpore, tremori, disturbi alla vista, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Questi si presentano in meno dell’1% delle persone infette, e colpiscono perlopiù individui con difese immunitarie basse e condizioni croniche. Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti e, nei casi più gravi, (circa 1 su mille) il virus può causare un’encefalite letale.
Come prevenire l’infezione
Al momento non esiste un vaccino per la febbre West Nile sugli uomini. Dunque, la principale forma di prevenzione è evitare le punture di zanzare infette.
Le principali raccomandazioni dell’ISS riguardano l’utilizzo di repellenti antizanzare, zanzariere alle finestre e abbigliamento coprente quando si è all’aperto. Inoltre, sono da evitare i ristagni d’acqua, che possono dare vita a colonie di zanzare. Vanno quindi svuotati frequentemente tutti i contenitori di acqua e tenuti in posizione verticale quando non usati.
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È bene precisare che non può esserci contagio da persona a persona, se non in casi estremamente rari come trapianti o trasfusioni. Per questo, il 1 agosto 2025 sono state comunicate le misure preventive dell’AVIS, che afferma che verranno eseguiti test specifici sul sangue donato da persone che sono state in località a rischio.
Trattamento della febbre West Nile
Non c’è un trattamento specifico per la febbre West Nile. I sintomi lievi scompaiono da soli dopo qualche giorno o settimana. Su indicazione del medico, si può ricorrere ad antinfiammatori o antipiretici per combattere dolori e febbre.
Invece, in caso di sintomi gravi è necessario il ricovero ospedaliero per ricevere cure avanzate come la somministrazione di fluidi intravenosi e la respirazione assistita.