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Berberina: a cosa serve e come assumerla

Pianta da cui è estratta la berberina

La berberina è un composto naturale di colore giallo intenso appartenente alla classe degli alcaloidi. È estratta da diverse piante, tra cui il Berberis aristata (crespino), il Coptis chinensis, e altre piante usate nella medicina tradizionale cinese e ayurvedica.

È nota per i diversi benefici che può apportare alla salute, in particolare sul cuore e il sistema circolatorio in generale.

Benefici della berberina

L’azione della berberina si basa sulla sua capacità di attivare l’enzima AMPK, che viene considerato una sorta di “interruttore energetico”. Infatti, questo enzima comunica alle cellule di bruciare energia invece di accumularla, stimolando il consumo di zuccheri e grassi. Inoltre, la berberina ha proprietà antimicrobiche e antiossidanti, e inibisce alcuni enzimi coinvolti nella sintesi del colesterolo.

Queste straordinarie proprietà fanno sì che la berberina possa apportare diversi benefici:

  • Aiuta a controllare la glicemia: migliora la sensibilità all’insulina e aiuta a ridurre i livelli di zucchero nel sangue, soprattutto in persone con prediabete o diabete di tipo 2.
  • Abbassa il colesterolo e i trigliceridi: contribuisce a ridurre il colesterolo LDL (“cattivo”) e i trigliceridi, aumentando leggermente l’HDL (“buono”).
  • Favorisce la perdita di peso: può aiutare a dimagrire migliorando il metabolismo energetico, migliorando la sensibilità all’insulina e riducendo l’assorbimento dei grassi.
  • Ha un effetto antinfiammatorio: riduce l’infiammazione cronica di basso grado, che è spesso alla base di malattie metaboliche, cardiovascolari e neurodegenerative.
  • Favorisce il benessere dell’intestino: le proprietà antimicrobiche aiutano a mantenere l’equilibrio della flora batterica intestinale. Allo stesso tempo, l’azione antinfiammatoria può aiutare in condizioni come colite, disbiosi o sindrome dell’intestino irritabile.

Controindicazioni della berberina

Nonostante le sue tante proprietà benefiche, la berberina non è adatta a tutti. I principali casi in cui è controindicata o va assunta sotto controllo medico includono:

  • Gravidanza e allattamento: la berberina può attraversare la placenta e passare nel latte materno. Alcuni studi suggeriscono effetti negativi sullo sviluppo del feto o del neonato, quindi è assolutamente sconsigliata in questi periodi.
  • Assunzione di farmaci: può interagire con diversi medicinali, in particolare su farmaci per il diabete (rischio di ipoglicemia), anticoagulanti (può aumentare l’effetto del warfarin o simili), farmaci per la pressione (può potenziarne l’effetto) e antibiotici o immunosoppressori (per via di interazioni enzimatiche).
  • Disturbi gastrointestinali: in alcune persone, soprattutto all’inizio dell’assunzione, può causare nausea, crampi, diarrea o stitichezza. Per chi ha disturbi gastrointestinali è meglio iniziare con dosi più basse e aumentare gradualmente.
  • Deficit di G6PD: chi soffre di deficit di glucosio-6-fosfato deidrogenasi (una rara condizione genetica) dovrebbe evitare la berberina, perché può favorire la rottura dei globuli rossi (emolisi).
  • Neonati e bambini piccoli: nei neonati, la berberina può causare ittero grave e non è considerata sicura. È quindi sconsigliata nei bambini sotto i 12 anni, salvo indicazioni mediche precise.
  • Tiroide: anche se non agisce direttamente sugli ormoni tiroidei, può influenzare indirettamente il metabolismo, che a sua volta è legato alla funzione tiroidea. In alcune persone, soprattutto quelle con ipotiroidismo, l’uso della berberina potrebbe potenziare gli effetti dei farmaci tiroidei (come la levotiroxina), oppure alterare l’assorbimento intestinale di questi farmaci se assunta troppo vicino all’orario della terapia.

Dove si trova la berberina in natura

La berberina si trova in natura in diverse piante medicinali, soprattutto nelle radici, cortecce e rizomi. Nello specifico, è presente principalmente in queste piante:

  • Berberis aristata (crespino o “tree turmeric”);
  • Berberis vulgaris (crespino comune);
  • Coptis chinensis (huang lian, usata nella medicina tradizionale cinese);
  • Hydrastis canadensis (goldenseal o idraste del Canada);
  • Phellodendron amurense (corteccia di phellodendro);
  • Tinospora cordifolia (guduchi, pianta ayurvedica).

Detto questo, il modo più efficace, sicuro e pratico per assumere berberina in quantità utili è tramite gli integratori.

Integratori di berberina

Gli integratori di berberina sono disponibili in farmacia principalmente sotto forma di capsule e compresse.

In molti casi, per essere utilizzata la berberina viene estratta e poi trasformata in berberina HCl (cloridrato di berberina), che è una sua forma chimica più stabile e meglio assorbita e conservata. Ad esempio l’integratore Berberina di Kos contiene un estratto secco di corteccia di Berberis aristata, standardizzato per contenere l’85% di berberina HCl. Questo prodotto è indicato principalmente per favorire la regolare funzione dell’apparato cardiovascolare e la funzione epatica e digestiva.

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In alcuni integratori viene utilizzata la berberina liposomiale, che consiste in berberina incapsulata in piccole “bolle” formate da fosfolipidi.  Si tratta di una forma avanzata, progettata per migliorarne l’assorbimento, l’efficacia e la tollerabilità. Uno dei migliori integratori con questo tipo di berberina è Berberin+ di Longlife, che la abbina a silimarina, idrossitirosolo, monacoline da riso rosso e coenzima Q10, per un’azione potenziata su apparato cardiovascolare, funzione epatica e metabolismo dei carboidrati.

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Inoltre, la berberina compare nella lista degli ingredienti di molti integratori conosciuti. Ad esempio, molti dei migliori integratori per il colesterolo, come ArmoLIPID Plus e Cardioritmon, contengono estratto secco di Berberis aristata titolato in berberina, combinato ad altri ingredienti specifici.

Domande frequenti sulla berberina

Quando assumere la berberina?

La berberina va assunta lontano dai pasti, preferibilmente 30 minuti prima o 2 ore dopo aver mangiato. Questo migliora l’assorbimento intestinale e ne potenzia l’effetto. In particolare, se usata per controllare la glicemia, assumerla prima dei pasti può aiutare a ridurre i picchi glicemici post-prandiali.

Chi ha uno stomaco sensibile può iniziare con dosi più basse e assumerla dopo un piccolo spuntino per migliorare la tollerabilità.

Per quanto tempo si può prendere la berberina?

La berberina può essere assunta per cicli di 8–12 settimane, seguiti da una pausa di 2–4 settimane, a seconda delle esigenze individuali. Questo approccio ciclico è utile per:

  • evitare un adattamento dell’organismo;
  • valutare i risultati su glicemia, colesterolo o peso;
  • ridurre il rischio di effetti collaterali a lungo termine.

Per chi ha problemi metabolici cronici (come prediabete, colesterolo alto o sindrome metabolica), l’integrazione può essere anche prolungata, purché sotto supervisione medica.

Qual è il dosaggio consigliato?

Il dosaggio più utilizzato negli studi clinici va da 1.000 a 1.500 mg al giorno, suddivisi in 2 o 3 dosi da 500 mg. È importante non assumerla tutta in una volta, perché l’assorbimento intestinale è limitato e potrebbe causare disturbi gastrointestinali.

Le forme liposomiali o potenziate possono essere assunte anche a dosaggi più bassi (es. 250–300 mg) mantenendo comunque una buona efficacia.

È importante seguire le indicazioni riportate sul foglietto illustrativo e i consigli di un professionista sanitario.

Si può associare ad altri integratori o farmaci?

Sì, la berberina è spesso combinata con:

  • riso rosso fermentato e monacoline per abbassare il colesterolo;
  • silimarina o acido alfalipoico per protezione epatica;
  • coenzima Q10 per energia cellulare e funzione cardiaca.

Tuttavia, se assumi farmaci per il diabete, la pressione o anticoagulanti, è fondamentale parlare prima con il medico. La berberina può potenziarne gli effetti e creare interazioni indesiderate.

Dopo quanto tempo fa effetto?

Gli effetti della berberina non sono immediati. In genere, i primi risultati si osservano dopo 2–4 settimane di uso costante. I miglioramenti più marcati su colesterolo, trigliceridi o peso corporeo si vedono dopo 6–12 settimane.

Monitorare la glicemia, i valori lipidici e il peso corporeo durante l’assunzione è utile per valutare i benefici nel tempo.